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La sensibilità dissacrante di Francis Bacon
news ars maiora


 



«Mi hanno sempre profondamente colpito le immagini relative a mattatoi e alla carne. Per me sono strettamente collegate alla Crocifissione. Ho visto delle straordinarie fotografie di animali scattate l’istante prima che venissero uccisi; e l’odore della morte…» Francis Bacon


 



L’artista irlandese Francis Bacon scompare a Madrid nel 1992 e a quasi dieci anni di distanza la sua città natale, Dublino, gli dedica un museo nel museo. Nel 2001, infatti, lo studio londinese di Bacon viene rimosso e ricollocato per intero all’interno di uno spazio della Dublin City Gallery The Hugh Lane.



Ogni oggetto, dai quadri ai pennelli, dalle fotografie ai libri, dal pavimento al soffitto, è stato risistemato nella nuova sede, ricostruendo l’atelier così come l’artista l’aveva lasciato.


La conservazione integrale e fedele di questo spazio è un’occasione unica per conoscere l’intimità del lavoro di uno dei pittori più dissacranti del secolo scorso.


 


Alla base della sua ricerca c’è la volontà di restituire al fruitore una sensazione immediata, puntuale e devastante. La tematica del corpo è assolutamente centrale nel corpus del lavoro di Bacon, nei quali l’uomo viene presentato come una carcassa di carne, sangue e ossa. 


L’uomo non ha protezione e via di fuga in Bacon, la sua carne è aperta al mondo, il personaggio è spogliato di una gran parte della sua pelle, è solo un ammasso di carne viva e informe. Non ha nessuna barriera per la propria sofferenza, né pelle fisica né psichica.


La figura è svuotata completamente -come tutto il genere umano- manichini e fantocci di una nudità rosea buttati sui lavabi, o rovesciati su una sedia, senza espressione.


La struttura fisica dei personaggi baconiani è inusuale: non ha infatti nulla a che vedere con l’organismo, anzi, è un corpo senza organi in grado di percepire ciò che è altro da sé in modo così devastante da rimanerne schiacciato, deformato, al punto che le sue figure sembrano liquefarsi e non avere un ordine nella struttura fisica.


Tutto è confuso, membra che diventano prolungamenti di oggetti esterni e viceversa, sangue che ricopre pareti e pavimenti come se ne fosse parte integrante; la carne viene “aperta” come in un rito sacrificale che ricorda (perché proprio da Bacon dipinte) delle crocifissioni in piena regola.


La fisicità è qualcosa che riguarda tutti, non è possibile scindere la carcassa di un animale dalla sofferenza del corpo di Cristo trafitto sulla croce.


 


La fotografia è lo strumento fondamentale che l’artista utilizza per ogni sua opera, che si tratti di riproduzioni di dipinti, di fotografie d’autore, di immagini scientifiche o di semplici foto tessere.


È il linguaggio di questa nuova tecnica che lo affascina e concorre alla nascita e allo sviluppo dei suoi dipinti. Bacon, infatti, lavora a contatto con più immagini che hanno la forza di sconvolgerlo: il lavoro sulle radiografie condotte da Clark aiuta l’artista a mostrare il corpo in condizioni di limite, studiato e indagato, radiografato appunto per scoprirne l’interno. È la stessa cosa che fa Bacon con i suoi soggetti utilizzando però strumenti diversi: colori e pennelli.


Altro fondamentale aspetto sono le pose delle sue figure, a volte assolutamente identiche a quelle dei personaggi studiati da Muybridge nelle sue opere fotografiche; il confronto  delle opere dei due artisti non lascia dubbi: Bacon si avvale di molte immagini prese dai testi del fotografo e ne copia la postura, i movimenti cambiando solo in parte la fisionomia dei soggetti.


Sono anche moltissimi i ritratti eseguiti dal pittore, un genere che l’artista irlandese stravolge del tutto: non serve che il ritratto sia copia del dato reale anzi deve scavare in quel viso la vera natura della figura rappresentata, estrapolarne il peso dell’esistenza e la confusione delle percezioni che lo assalgono fino a deformarne la fisionomia, i tratti distintivi.


Probabilmente l’aspetto più peculiare dei suoi ritratti rimane l'ossessione per il grido, che Bacon non risparmia neppure nei ritratti di un personaggio di una grande opera di Velàsquez, l’Innocenzo X.


Influenzato da alcuni fotogrammi del film La corazzata Potëmkin e dal quadro di Poussin Il massacro degli innocenti, egli ripropone spesso nei volti dipinti questa voragine nera in grado di immobilizzare l’osservatore perché carica di una forza devastatrice che sprigiona tutto il dolore e la paura possibile.


Ogni figura dipinta da Bacon è simbolo di una disperazione che è allargata all’intera umanità e con essa si confronta non riuscendo mai a trovare un equilibrio, un punto di stabilità, perché l’“io” è irrimediabilmente frammentato. 


 


Francesca D’Aria